Nuova strategia per trasformare l’immunoterapia contro il cancro al fegato
Negli ultimi anni, l’immunoterapia dei tumori è emersa come un approccio oncologico molto promettente e molto pubblicizzato. Si basa sull’utilizzo di anticorpi umanizzati chiamati inibitori del checkpoint immunitario (ICI) per bloccare le vie cellulari che inibiscono l’attività dei linfociti T, un tipo di cellule del sistema immunitario che aiutano a proteggere il corpo dalle infezioni e possono aiutare a combattere il cancro. Gli anticorpi più noti sono quelli prodotti contro CTLA-4, PD-L1 e PD-1.
Tuttavia, nonostante i risultati incoraggianti nell’uso dell’immunoterapia per il trattamento di alcuni tipi di tumori maligni, la maggior parte dei malati di cancro risponde scarsamente o per niente al trattamento con ICI, in particolare i pazienti con cancro al fegato.
In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Hepatology , i ricercatori della University of California San Diego, dimostrano una prova di principio che il cancro al fegato può essere reso altamente reattivo a un inibitore del checkpoint immunitario noto come anticorpo anti-PD-L1 utilizzando una molecola sintetica di dsRNA chiamata polyIC in tandem per aumentare l’immunità innata del fegato.
“I dettagliati meccanismi molecolari e cellulari alla base dell’effetto sinergico di questa combinazione devono ancora essere decifrati”, ha affermato il prof. Feng. “Il motivo per cui siamo entusiasti è che i dati suggeriscono la possibilità che il cancro al fegato possa essere altamente reattivo all’immunoterapia, purché si riesca a trovare un modo per superare l’ambiente epatico immunosoppressivo. C’è un futuro promettente in cui i malati di cancro al fegato possono beneficiare dell’immunoterapia”.
Leggi il full text dell’articolo:
- Enhancing the Therapeutic Efficacy of PD-L1 Antibody for Metastasized Liver Cancer by Overcoming Hepatic Immunotolerance.
Bing Xin, Meixiang Yang, Panyisha Wu, Li Du, Xingyu Deng, Enfu Hui, Gen-Sheng Feng
Hepatology. Accepted Author Manuscript. https://doi.org/10.1002/hep.32266
Fonte: University of California San Diego