Realizzato un atlante dell’orologio biologico
I ritmi e le attività dei geni nelle 24 ore governano i processi biologici della vita animale e vegetale sulla Terra.
I ricercatori dell’University of Pennsylvania hanno realizzato per la prima volta una mappatura precisa degli orari di massima attività di ogni cellula del nostro organismo. Un atlante del nostro “orologio biologico”. Questa mappatura di migliaia di geni fornisce importanti indizi su come il ruolo dei tempi può influenzare il modo attraverso cui i farmaci funzionano nel corpo. La ricerca guidata dal professore John Hogenesch, PhD, dell’University of Pennsylvania di Perelman School of Medicine è stata pubblicata sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)“.
Gli esperimenti sono stati condotti sui topi, di cui è stata analizzata l’attività di migliaia di geni presenti in una decina di tessuti diversi. Grazie a ciò i ricercatori sono riusciti a realizzare una descrizione completa degli orari di massima attività di ogni tipo di cellula, determinando le funzioni svolte.
Una delle prime applicazioni di questa fenomenale scoperta è quella di migliorare l’assorbimento e l’assunzione dei medicinali, studiando una somministrazione fatta negli orari giusti per potenziarne l’effetto. Analizzando gli orari di attivazione dei geni i ricercatori hanno scoperto che 56 dei 100 farmaci piu’ venduti negli Stati Uniti e 119 dei 250 farmaci essenziali hanno come bersaglio proprio questi geni “oscillanti”, cioe’ che variano la loro attività nel corso di una giornata. Questo significa che in base all’ora di assunzione di un farmaco e’ possibile ottimizzarne gli effetti.
Diventa quindi di estrema importanza la “Cronoterapia”, una scienza che da 40 anni studia la correlazione tra farmacologia e tempistica.
Legi abstract dell’articolo:
- A circadian gene expression atlas in mammals: Implications for biology and medicine
Ray Zhang, Nicholas F. Lahens, Heather I. Ballance,Michael E. Hughes, and John B. Hogenesch
PNAS Published online before print October 27, 2014, doi: 10.1073/pnas.1408886111
Fonte ed approfondimento: University of Pennsylvania