Scompenso cardiaco: diagnosi con la risonanza magnetica

La risonanza magnetica (MRI) potrebbe rivoluzionare la diagnosi di scompenso cardiaco. Finora, il modo migliore per diagnosticare l’insufficienza cardiaca è stata una valutazione invasiva, ma comporta dei rischi per i pazienti. Di solito viene utilizzato l’ecocardiogramma non invasivo, che si basa sugli ultrasuoni, ma è sbagliato fino al 50% dei casi.

Una nuova ricerca dell’Università dell’East Anglia (UEA) e dell’Università di Sheffield dimostra come la risonanza magnetica (MRI) sia superiore all’ecocardiografia per la diagnosi di insufficienza cardiaca, oltre ad essere un potente strumento per prevedere gli esiti dei pazienti, inclusa la morte.

Abbiamo dimostrato che la risonanza magnetica cardiaca è superiore all’ecocardiografia nel predire la pressione all’interno del cuore. Quasi il 71 per cento dei pazienti che avevano misurato erroneamente le pressioni mediante ecocardiografia aveva pressioni corrette mediante risonanza magnetica cardiaca” – afferma il prof. Pankaj Garg, della Norwich Medical School dell’UEA.

Questi risultati ridurranno la necessità di una valutazione invasiva. Questo non è solo conveniente, ma riduce anche i rischi per i pazienti, poiché una risonanza magnetica cardiaca è un test completamente non invasivo“.

Abbiamo anche dimostrato che i risultati della risonanza magnetica cardiaca erano strumenti potenti per prevedere se un paziente sarebbe vissuto o morto” – conclude il prof. Garg.

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Fonte: University of East Anglia