Le donne a cui viene diagnosticato un cancro a una mammella hanno a disposizione varie opzioni terapeutiche, tra cui la rimozione della mammella cancerosa, la rimozione di entrambe le mammelle o l’intervento chirurgico conservativo in combinazione con radioterapia. Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Stanford University School of Medicine e del Cancer Prevention Institute of California, pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association (JAMA) ha stabilito che l’approccio chirurgico radicale non assicura una migliore sopravvivenza rispetto alla quadrantectomia seguita dalla radioterapia. Lo studio è stato condotto su oltre 189mila donne californiane inserite nel California Cancer Registry, e dai risultati è emerso che a dieci anni dall’intervento di duplice mastectomia radicale la percentuale di donne decedute è risultata del 18,8 per cento, mentre quella di chi aveva optato per la quadrantectomia seguita da radioterapia si è fermata al 16,8 per cento. Il tasso di mortalità più elevato si è registrato fra chi è stato sottoposto a mastectomia del seno malato.
“Adesso sappiamo – ha commentato Allison Kurian della Stanford University – che le pazienti con cancro al seno, sottoposte a duplice mastectomia, non hanno una sopravvivenza migliore rispetto a chi sceglie la chirurgia conservativa“. I rischi dell’intervento invasivo sono alti, può comportare complicazioni, richiede tempi di recupero più lunghi, prevede la ricostruzione del seno, può avere effetti sull’immagine corporea e sulla funzione sessuale ed è anche costoso. La quadrantectomia è, invece, molto meno impegnativa.
Leggi il full text dell’articolo:
- Use of and Mortality After Bilateral Mastectomy Compared With Other Surgical Treatments for Breast Cancer in California, 1998-2011.
Kurian AW, Lichtensztajn DY, Keegan THM, et al.
JAMA. 2014;312(9):902-914. doi:10.1001/jama.2014.10707
Editorial: Contralateral Prophylactic Mastectomy: Is It a Reasonable Option?
Fonte ed approfondimenti: Stanford University