Un team di scienziati, guidato da ricercatori della University of California San Diego School of Medicine, ha dimostrato che una classe di farmaci utilizzati per una vasta gamma di condizioni, da allergie e raffreddori a ipertensione e incontinenza urinaria, può essere associata a un aumentato rischio di declino cognitivo, in particolare negli anziani a maggior rischio di malattia di Alzheimer (AD).

I farmaci anticolinergici sono ampiamente usati per dozzine di condizioni, minori e maggiori. Alcuni di questi farmaci richiedono una prescrizione, mentre altri possono essere acquistati allo sportello. Agiscono bloccando l’acetilcolina – un tipo di neurotrasmettitore o messaggero chimico noto per essere fondamentale per la funzione della memoria.

I risultati sono stati pubblicati nel numero online su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology.

Questo studio suggerisce che ridurre l’uso di farmaci anticolinergici prima che compaiano problemi cognitivi può essere importante per prevenire futuri effetti negativi sulla memoria e sulle capacità di pensiero, specialmente per le persone a maggior rischio di Alzheimer“, ha detto l’autore senior Lisa Delano.

Riteniamo che questa interazione tra farmaci anticolinergici e biomarcatori di rischio di Alzheimer agisca in un modo” doppio“, ha detto il prof. Weigand, il primo autore dello studio. “Nel primo modo, i biomarcatori dell’Alzheimer indicano che la patologia ha iniziato ad accumularsi e degenerare in una piccola regione chiamata proencefalo basale che produce l’acetilcolina chimica, che promuove il pensiero e la memoria. Nel secondo modo, i farmaci anticolinergici esauriscono ulteriormente le riserve di acetilcolina. Questo effetto combinato ha un impatto più significativo sul pensiero e sulla memoria di una persona”.

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Fonte: University of California San Diego School of Medicine

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