Per la prima volta, un team di ricercatori internazionali coordinati dall’Università di Cambridge ha utilizzato i dati umani per quantificare la velocità dei diversi processi che portano alla malattia di Alzheimer e hanno scoperto che si sviluppa in un modo molto diverso da quanto si pensasse in precedenza. I loro risultati potrebbero avere importanti implicazioni per lo sviluppo di potenziali trattamenti.

In particolare hanno scoperto che invece di partire da un singolo punto nel cervello e avviare una reazione a catena che porta alla morte delle cellule cerebrali, l’Alzheimer raggiunge precocemente diverse regioni del cervello. La velocità con cui la malattia uccide le cellule in queste regioni, attraverso la produzione di cluster proteici tossici, limita la velocità complessiva della progressione della malattia.

I ricercatori hanno utilizzato campioni di cervello post-mortem di pazienti di Alzheimer, così come scansioni PET di pazienti viventi, che andavano da quelli con lieve deterioramento cognitivo a quelli con malattia di Alzheimer conclamata, per tracciare l’aggregazione di tau, una delle due proteine ​​chiave implicato nella condizione.

I ricercatori hanno scoperto che la replicazione degli aggregati tau è sorprendentemente lenta, impiegando fino a cinque anni. “I neuroni sono sorprendentemente bravi a fermare la formazione di aggregati, ma dobbiamo trovare modi per renderli ancora migliori se vogliamo sviluppare un trattamento efficace“, ha affermato il co-autore senior, il professor Sir David Klenerman, dell’Istituto di ricerca sulla demenza del Regno Unito presso l’Università di Cambridge. “È affascinante come la biologia si sia evoluta per fermare l’aggregazione delle proteine“.

Leggi il full text dell’articolo:

Fonte: University of Cambridge

Esprimi il gradimento a questo contenuto
[Totale voti: 1 Media: 5]