I risultati di un recente studio condotto dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana sul desametasone, un farmaco cortisonico molto diffuso, mostrano che la sua assunzione a dosi comuni può ridurre l’entrata dell’ormone tiroideo nel sistema nervoso centrale e quindi anche nel tessuto cerebrale fetale, con conseguenze dannose sulla salute del nascituro.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Endocrinological Investigation.

In particolare, il desametasone ha mostrato in vitro la capacità di ridurre in modo significativo la captazione dell’ormone tiroideo all’interno di cellule che esprimono un trasportatore di membrana denominato MCT8 (Monocarboxylate transporter 8), essenziale nel mediare l’entrata e l’uscita dell’ormone tiroideo in diverse cellule del nostro organismo (in particolare in quelle del sistema nervoso centrale). L’importanza clinica del MCT8 è sottolineata dall’associazione dei suoi difetti genetici con la sindrome di Allan-Herndon-Dudley, caratterizzata da grave ritardo psicomotorio.

“In seguito a ingegnerizzazione delle cellule che esprimono l’MCT8 effettuata in laboratorio dalle dottoresse Patrizia Agretti, Giuseppina De Marco ed Eleonora Ferrarini – spiega la dott.ssa Di Cosmo – si è osservato che il desametasone può ridurre l’entrata dell’ormone tiroideo nel sistema nervoso centrale mediato dal MCT8 mentre la stessa cosa non si verifica con altri cortisonici come idrocortisone, prednisone, prednisolone”.

Questo effetto – aggiunge il prof. Tonacchera – può avere maggiori implicazioni in gravidanza dove una corretta azione dell’ormone tiroideo è invece indispensabile per il normale sviluppo cerebrale del feto”.

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Fonte: Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana

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